Spotify: musica per tutti
Quando arriva sul mercato una nuova tecnologia che si pone in modo dirompente rispetto a quella che sostituisce, sembra sempre che dopo di questa non si possa più immaginare altro. Pensiamo ad esempio alle modalità di fruizione della musica, il vinile, la cassetta, e poi il digitale con gli mp3 e poi…beh in effetti è un po’ che non ci sono grosse novità eppure il modo di fruire la musica è cambiato tantissimo, quasi senza che se ne accorgesse.
Itunes
Per prima ci ha pensato la ben nota Apple che già molti anni fa ha colto le necessità del grande pubblico andando oltre il solo aspetto tecnico per facilitare la vita agli utenti “meno smanettoni” come si diceva allora, cioè quelli che avrebbero voluto ascoltare la musica digitale, ma non sapevano come procurarsela, legalmente o meno, se non tediando l’amico “smanettone”, appunto, e introdusse iTunes.
Aldilà dell’indubbia enorme opportunità di business per tutto l’ecosistema musicale, iTune ha posto la prima pietra, in questo ambito, di quella che gli inglesi chiamano User Experience, esperienza d’uso.
Non so se sia la prima volta, ma certamente è un caso eclatante: il “prodotto” non è più solo ciò che si tocca, che si tiene in mano o in tasca, ma l’insieme formato da questo e dai servizi aggiuntivi a cui consente di accedere, a pagamento o meno.
Da allora l’offerta di servizi simili è molto cresciuta, di pari passo con la crescita del mercato e quindi del business da spartirsi. Non c’è comunque un attimo di tregua e l’esperienza d’uso per glia manti della musica è destinata a cambiare ancora.
Spotify e la potenza dello streaming
Spotify è il nuovo attore protagonista in questo mercato. Cambia il modello di business, cambia il modo di fruire la musica: niente più acquisti, download, tutto in streaming, e gratis accettando di tanto in tanto 30 secondi di pubblicità tra un brano e l’altro o 10 dollari al mese, senza pubblicità, con sconti famiglia.
Ancora una volta la vera forza dirompente non è solo la tecnologia, lo streaming su ogni device (pc, tablet, smartphone) ma una nuova esperienza d’uso. Spotify si modella sui gusti del singolo utente, “impara” a conoscerlo in base a quello che cerca e ascolta, e così propone brani, artisti, generi vicini ai propri gusti ma allo stesso tempo, allargando l’orizzonte musicale di quello che si ascolta, facendo conoscere artisti che molto difficilmente si sarebbe potuto scoprire altrimenti. Si può poi costruire una radio calibrata sui propri gusti, così da ascoltare “all’infinito” brani diversi ma sempre in linea con quello che piace.
Ci si può sbizzarrire costruendo playlist da condividere con altri utenti, in perfetto clima social, e quindi ascoltare quelle stilate da altri: per qualcuno questa è diventata una professione con sbocchi anche al di fuori di Spotify, in quella che viene chiamata vita reale.
Sarà questo il modo definitivo di “consumare” musica? Difficile a dirsi, ma anche difficile immaginare ancora qualcosa di nuovo: quello che è certo è la facilità e semplicità e costo minimo quasi zero per essere nel mondo Spotify ed avere in punta di dita 20 milioni di brani, in continuo aumento.
Signori, la musica è servita, “abbiatene”.