MATTIA BORTOLONI: I modi veneti e romani
Mattia Bortoloni è stato allievo di Antonio Balestra a Venezia e ne apprese i modi veneti e anche quelli romani: nasce nel 1695 a Canda (RO) e muore a Milano nel 1750.
La sua scuola d’arte è vicina al Maratta e apprende i fondamentali pittorici e ne ripaga lo sforzo didattico fornendo prova di sé nella decorazione a fresco del 1717 nella villa Corner a Piombino Dese (PD): rielabora i modi del Seicento veneto in chiave di un barocchetto leggiadro rinforzato da violenti scorci e alta qualità cromatica. Dopo un susseguirsi d’impegni nella sua terra d’origine, il rodigino, grazie alla preparatissima conoscenza dei Ricci, Tiepolo, Piazzetta e Pittoni, ottiene commissioni per decorare chiese e palazzi di Venezia. Spicca per la radiosa fantasia ”l’Allegoria” di Palazzo Contarini Sceriman – gli Sceriman sono una famiglia di antica origine armena e rappresentavano una delle famiglie più in vista della comunità armena di Venezia – e sorprende per il nuovo linguaggio pittorico non naturalistico e per l’impetuoso e drammatico precipitare delle figure nell’etere, sotto lo sguardo di un bellissimo angelo di memoria riccesca. Bortoloni si trova tra il 1735 e 1737 a Ferrara dove le sue note più vivaci e allegre si stemperano in una delicata sobrietà nelle tele ad olio per il Duomo e l’Arcivescovado. A Milano lavora nei palazzi Dugnani e Clerici che vedono all’opera anche il Tiepolo.
I soffitti di Ca’Rezzonico
Mattia Bortoloni dipinge anche i soffitti di Ca’ Rezzonico a Venezia e gli affreschi di Palazzo Visconti di Brignano Gera d’Adda. Le sue opere sono state ritrovate anche nelle chiese ferraresi e nel Polesine, e tra i suoi lavori si annoverano l’”Adorazione dei Pastori” e l’”Adorazione dei Magi” realizzate nel 1734. Assieme a Giuseppe Galli Bibiena e Felice Biella, tra il 1746 e il 1748, completa gli affreschi del Santuario di Vicoforte dove dimostra un avvicinamento allo stile del Crosato.
L’elasticità di Mattia Bortoloni
Bortoloni conosce varie correnti artistiche e nella sua elasticità è pronto a farle proprie, rimanendo nello stesso tempo autonomo e indipendente.
L’ultimo decennio della piena maturità trascorre nelle terre lombarde, dove il suo inconfondibile stile è ancora più ricco d’inventiva, di luce dorata e di arguzia, di colori trasparenti e delicati, sempre sostenuti da un disegno sicuro e ben definito. Gli appartiene l’estrema opera, la “Decorazione della sala dell’Eroe ferito” a Palazzo Visconti di Brignano Gera d’Adda, e la “Decorazione” nella volta del coro e del presbiterio della chiesa di S. Bartolomeo, opera incompiuta a causa della sua morte a Milano nel 1750.