Marco Melegaro: Giornalista senza Filtri
Marco Melegaro si definisce un “giornalista senza filtri”, perché, dice “un giornalista deve esercitare il diritto di cronaca e di critica. “L’imperativo è di non nascondere la testa sotto la sabbia quando ci si imbatte in una notizia, anche se la capacità reale di indagine può in realtà più trovar spazio negli approfondimenti”. Marco Melegaro, volto noto di SkyTg24, veronese di nascita e romano di adozione, “ci racconta” il suo percorso.
Intervista a Marco Melegaro
1. Una vita nel giornalismo. Quando e come hai cominciato a muovere i primi passi in questo ambito?
Relativamente tardi. A 26 anni. Ero troppo timido per buttarmi in questo campo. Mi chiese un collega di scrivere un pezzo per il settimanale della Diocesi. Chiaramente poi, me lo limò e lo mise a posto. Poi, un anno dopo la grande sognata occasione con la televisione. Telepace, mi scelse per un programma di storia che raccontava Verona. Si chiamava “La città racconta”. Di lì in poi, le tv locali, le news e Stream news a Roma. Infine, dal 2003 ad oggi SkyTg24
2. Quindi, dalla carta stampata alla televisione. Però poi nel 2014 è uscito il tuo libro “Pillole mediatiche” (edito da Imprimatur). È forse il caso di dire che il primo amore non si scorda mai?
Un libro è certamente una sfida professionale. Rappresenta la messa a punto di un’idea, svilupparla poi è come far crescere un bambino. Passo dopo passo, periodo dopo periodo il testo prende forma. Pillole Mediatiche è stato un esperimento letterario. Qualcosa di più, certo, di un esercizio di scrittura. Ho raccolto, giorno dopo giorno, quelle dichiarazioni che sulla cronaca passavano meno inosservate delle altre. Ora sto invece scrivendo un libro (che uscirà nel 2017) sull’Italia negli anni di Carosello. Un viaggio in sintesi nel Paese che cambia filtrato dai consumi di massa e ritmato dalle pubblicità anni sessanta e settanta.
3. A proposito di pillole mediatiche del 2015, se dovessi scrivere il seguito, e se dovessi scegliere una “Pillola nazionale” e una “Pillola del Nordest”, quali sarebbero?
Sul nazionale la buttiamo sul qualunquismo applicato alla politica. Roberto Calderoli il primo ottobre scorso, è intervenuto con il suo innegabile sense of humor sulla riforma costituzionale, non mandandole certo a dire a Renzi e “scomodando” Alberto Sordi. “Qui, vige la regola del marchese del Grillo: io so io e voi non siete un (…) !”
Come Pillola veneta sceglierei invece una frase del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro: “Piuttosto che vedere scuole e biblioteche a pezzi, vendo un Klimt e faccio cassa”. Caro primo cittadino: l’arte non si vende, si guarda…
4. Come cambia la vita i un giornalista quando passa dalle cronache locali a quelle nazionali?
Il nazionale offre forse un’apertura più a 360 gradi. L’esperienza delle news imporrebbe infatti di saper scrivere nei vari generi e settori. Io ad esempio che sono un cronista di cronaca bianca, posso fare un pezzo per gli esteri e volentieri per lo spettacolo. Diversamente possiamo dire se parliamo nel specifico di economia: alzo le mani!
5. Un motivo per cui torneresti nel tuo Veneto?
Tornerei solo per un incarico professionale di un certo rilievo. Dirigere o coordinare un tg regionale sarebbe interessante. Purtroppo nessuno è profeta in patria e poi, se vogliamo dirla tutta, si dice con Shakespeare: “Non esiste mondo al di fuori di Verona…”. Un modo cifrato e ironico per dire che il Veneto a volte è un po’ troppo ‘provinciale’.