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Marco Cadorin

Marco Cadorin: Vita d’Artista

Marco Cadorin: scrivere è la mia passione

Abbiamo il piacere di presentare ai nostri lettori una scoperta a dir poco fantastica. Marco Cadorin è stato nostro ospite nella copertina di Marca Aperta di Giugno 2014 insieme al suo amico Francesco. Dopo varie occasioni utili per approfondire la nostra conoscenza e reciproca stima, siamo oggi qua ad avere Marco Cadorin come autore della nostra rivista e presto come scrittore della nostra casa editrice Espressioni di Marca Aperta. Già autore di testi di rappresentazioni teatrali e cabaret dove è protagonista in tutto il Nord Est, Marco riscopre un innato piacere e una singolare emozione nello scrivere.
Certo, non si parla di banali testi cabarettistici, che pensano solo a far ridere, Marco si propone come uno scrittore impegnato e interessato a comunicare ogni suo pensiero a tutti: scende dal palco e si pone in mezzo al pubblico. Proponiamo di seguito un suo scritto, che racconta delle inquietudini e degli impeti che scorrono in Marco quando l’ispirazione lo prende e vuole scrivere.

Marco Cadorin: Vita d’artista

Bene… Incomincio… la penna, il foglio bianco davanti e scrivo… scrivo… “Cavolo, cosa scrivo?”.
Questa sera non so proprio come iniziare il mio pezzo, eppure è una sera come le altre, ma la testa sembra in ferie. Non è così facile, e se è vero che chi ben comincia è a metà dell’opera: “La vedo dura!” Poi le prossime serate sono tutte impegnate. Se uno dice: “Devo preparare una torta”, ne sceglie una fra tante e comincia, “ma io mica sono pasticcere!”, ora neanche scrittore.
Se dovessi farlo per uno sketch ad esempio, il mio intento sarebbe quello di far divertire, e almeno per ora, è nella mia natura, e vari sono i modi per arrivare al pezzo finito: il più facile sembra per me un regalo, e mi capita prima di addormentarmi, il silenzio nel buio, chiudo gli occhi e come per incanto tutto arriva nella mia testa, come una voce che già interpreta il testo con i tempi giusti, addirittura le immagini e le espressioni sono chiare… “Funziona!” Ed è efficace: le battute di susseguono, non sprazzi di scena, ma tutto è già strutturato, completo, in quei momenti mi diverto non come se stessi pensando, ma assistendo.
Il problema è poi all’indomani, ricordare ciò che la fantasia aveva ben disegnato. Raramente mi è successo di alzarmi di notte per scrivere subito, sapendo che nella mente, più o meno, sarebbe rimasto impresso se non quasi tutto, molto, e il resto l’avrei poi ricreato.
Altre volte durante il giorno si formano battute di vario genere, caselle di un puzzle ancora indefinito, e prendo degli appunti. Il resto è un lavoro di elaborazione e montaggio, componendo gli agganci che legano il tutto.
Devo dire però che mi gratificano di più le cose scritte con fatica, dove il foglio bianco è davanti a me e nulla è già preparato: concepimento, gestazione e parto tutto in una sera!
L’ispirazione non viene da sola, ma forzata dalla volontà, come se la fantasia fosse costretta a prendere le redini della mente, e alla fine qualcosa arriva, magari una battuta singola, che se davvero è buona, dà il “la” facendo girare il tutto intorno a lei.
I dialoghi fra due personaggi sono molto più semplici da costruire rispetto al monologo. La differenza sta nelle molteplici combinazioni e nel mettere in correlazione due mondi, è come avere un piccolo universo dove spaziare, dove le sfaccettature dei caratteri e delle personalità s’intersecano, e si lavora a 360 gradi, tutto può accadere e cambiare.
Personalmente amo i finali inaspettati che destabilizzano. Il banale viene scalzato dalla sorpresa dando un valore aggiunto al lavoro.
Il monologo invece è come muoversi dentro una sfera, ogni direzione è possibile ma limitata. Definito il personaggio, quello deve restare, ne perderebbe altrimenti in credibilità, il tutto è affidato alle sue intenzioni e il rapporto può essere con sé stesso o con il pubblico.
Il pubblico è un personaggio fuori scena al quale non si può affidare una parte prestabilita, in soccorso all’attore e non dell’autore, ci può essere l’improvvisazione, una dote che però non tutti hanno, e che lo scrittore non può certo determinare.
È già, scrivere è un gioco strano, una partita con se stessi che non dà mai lo stesso risultato, non si perde mai, al limite ci si accontenta di vincere poco, perché ogni parola è dono.

Marco Cadorin

marco Cadorin, montebelluna, comico
Autore e scrittore.