Il “Carso Verde”
La Battaglia del Solstizio sul Montello. Il territorio della Marca Trevigiana è stato più volte teatro di fatti storici più o meno importanti, nel fluire dei secoli, ma mai come nel caso della Grande Guerra, la memoria di tali fatti si è indissolubilmente legata alla nostra Terra, visto che dopo la disastrosa Rotta di Caporetto (oggi Kobarid, finita in territorio sloveno, dopo la Seconda Guerra Mondiale) del novembre 1917, la provincia di Treviso divenne prima linea assoluta, sulle rive del Piave e sulle rocce del Grappa.
Nonostante le recenti celebrazioni dei 150 anni dall’Unità d’Italia, quell’epopea viene spesso, colpevolmente, dimenticata: noi Trevigiani in particolare non dovremmo incorrere in un simile errore!
Tra i vari settori interessati, la zona che offre i maggiori spunti di interesse è senz’altro quella del Montello, il quale vide, in un ambito territoriale assai limitato ( non più di 5/6 km) accendersi combattimenti la cui violenza e il cui costo in vite umane giunse ad avvicinarsi a quella delle tragiche battaglie sul Carso, come scrive Carlo Meregalli sul suo bel libro “Grande Guerra sul Montello – Sul “Carso Verde” l’ala infranta di Baracca”.
MONTELLO – GIUGNO 1918
Dunque, nel giugno 1918, il Montello è una sorta di cerniera tra il fronte del Piave e il successivo settore montano, le cui linee iniziano poco oltre, sul Monfenera e sul Tomba; l’alto comando Austroungarico sa di dover compiere un ultimo sforzo decisivo per spezzare il fronte italiano, altrimenti tutto sarà perduto, a causa della gravissima crisi economica e sociale, che attanaglia l’Impero, nel quale già si iniziano a cogliere i primi sintomi della ormai prossima dissoluzione.
Ecco perché, soprattutto il più irriducibile nemico dell’Italia, il Feldmaresciallo Boroevic da mesi propugna presso l’Imperatore Carlo – successore di Francesco Giuseppe, deceduto nel 1917 – un’offensiva, che consenta di raccogliere bottino, com’era accaduto dopo Caporetto.
Il piano risulterà, tuttavia, privo degli elementi vincenti del precedente, ovvero segretezza ed estrema concentrazione geografica dello sforzo; l’attacco interesserà addirittura tutta la linea del fronte italiano, dal Passo dello Stelvio sino al mare, in corrispondenza della moderna Jesolo Lido, e terminerà per l’impero austroungarico con una disfatta decisiva.
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Sul Montello, i combattimenti iniziano il 15 giugno 1918, con un terribile bombardamento, al quale fa seguito la creazione di una vasta nube di nebbia artificiale, che copre perfettamente lo sbarco sulla riva destra delle truppe d’assalto, che in breve tempo eliminano tutte le postazioni difensive di prima linea, aprendo la strada alla massa principale di manovra, che conquista di slancio Nervesa – che proprio a ricordo dei fatti del giugno 1918, negli anni Venti, acquisterà l’appellativo “della Battaglia”), giungendo fino a Rotonda Bidasio e, verso ovest, sino all’abitato di Giavera del Montello.
Come tante altre volte è successo nella Storia d’Italia, dai comandi non giunge alcuna utile indicazione, ragion per cui la risposta giunge da uomini isolati sul campo di battaglia: ufficiali di rango inferiore, sottufficiali e soldati che, privi di ordini, istintivamente resistono sul posto, il più delle volte al prezzo della vita. Alcuni di loro sono stati insigniti del massimo riconoscimento militare: sono le Medaglie d’Oro del Montello, al cui ricordo sono dedicate le prime tredici “prese”, ossia quel reticolo di strade parallele, che attraversano il Montello da nord a sud.
LA FINE DELLA BATTAGLIA DEL SOLSTIZIO SUL MONTELLO.
Tra il 16 e il 18 giugno, gli imperiali rinnovano i loro attacchi, cadono i caposaldi di Casa Serena e di Villa Berti – splendida dimora settecentesca, ubicata appena fuori Nervesa verso Arcade, completamente distrutta durante i combattimenti in questione – ma gli Italiani resistono e contrattaccano, mentre l’artiglieria bombarda ponti di barche e punti di approdo, scompaginando così la logistica degli attaccanti, che vedono scarseggiare munizioni e vettovaglie.
Il 19 giugno, il comandate di settore, Generale Pennella, ordina un frettoloso contrattacco generale, che non porta risultati, dato che le truppe di rincalzo non conoscono il terreno e si muovono senza la necessaria coordinazione.
Intanto, in campo austroungarico, il Comando Supremo non può che prendere atto della sconfitta, posto che nessuno degli obiettivi di partenza è stato raggiunto entro le prime ventiquattro ore e ordina perciò la ritirata, a partire dalla notte del 21 giugno.
Pur essendo il Montello ormai sgombro di nemici fin dalla sera prima – rimangono solo feriti e sbandati – il Generale Pennella si ostina a non credere alle notizie in tal senso che gli giungono da prigionieri, disertori e pattuglie, ragion per cui gli Italiani rioccuperanno l’intero Montello solo nella tarda serata del 24 giugno.
La grande battaglia è vinta, ormai nulla e nessuno potrà mutare il corso degli eventi e, di lì a quattro mesi, anche la Grande Guerra sarà vinta.
Sul Montello rimarranno muti testimoni di quei giorni terribili il Sacrario di Nervesa, il Cimitero Britannico di Giavera e svariati altri monumenti sparsi sulla collina, oltre ai resti di alcuni apprestamenti difensivi in prossimità del Piave. Queste testimonianze meriterebbero tutte una visita e, magari, anche un breve ricordo per tutti coloro che sul Montello vissero e morirono quasi cento anni fa, che, come si è detto, noi che conosciamo e frequentiamo quei luoghi, meno degli altri Italiani dovremmo dimenticare.