Ivan Francescato: Una Leggenda del Rugby
Quella meta che ci fece vincere per la prima volta contro i francesi e che ci aprì le porte del Sei Nazioni.
A Treviso il rugby ha una sola anima ma due colori, rosso e biancoverde.
Il rosso colora le maglie della Tarvisium, il biancoverde, si sa, quelle della Benetton Rugby.
Mille ragioni separano i tifosi dei due colori, alcune li legano, ma un nome li unisce tutti: quello di Ivan Francescato.
Oggi ci emozionamo nel vedere la nazionale partecipare al Sei Nazioni oppure tifiamo per le nostre squadre impegnate in prestigiosi campionati europei, ma ci è voluto parecchio tempo e parecchio sudore perché questo diventasse normale: una serie di grandi giocatori, di favolose partite e di grandi imprese.
Quando siamo diventati grandi? Non è facile individuare un momento, ma a noi piace l’epica dello sport, valorizzare l’attimo in cui l’importanza storica e la bellezza della prestazione sportiva si fondono, trasformando l’atto sportivo in un momento superiore, in cui fatica e gesto si avvicinano, in qualche modo, alla poesia.
Tra gli eroi di questa epica un posto particolare spetta a Ivan Francescato.
Ivan Francescato – La storia
Nasce a Treviso il 10 febbraio 1967, in una famiglia votata al rugby, ultimo di una serie di fratelli tutti rugbisti, alcuni dei quali, Bruno, Nello e Rino, hanno vestito anche la maglia della nazionale.
Cresce nelle giovanili della Tarvisium, dove ottiene i primi successi e dove arriverà ad esordire in prima squadra.
Approda poi alla Benetton: qui vincerà quattro scudetti, guadagnandosi la maglia azzurra, con la quale giocherà, da titolare, ai mondiali del 1991 e del 1995.
Inizia da mediano di mischia e si impone, poi, come tre quarti centro, con il numero 13 sulle spalle, brillando per dinamismo, per velocità e per la capacità, divenuta proverbiale, di disorientare il suo marcatore con improvvise finte ed accelerazioni.
Memorabile la sua meta contro gli USA del 1991, quando parte dal lato chiuso e con una accelerazione fantastica, supera quattro avversari e vola in meta. (si può vedere su Youtube cliccando questo collegamento)
Con l’Italia, tra il 1995 ed il 1996, vincendo tutte le partite del girone ottiene l’accesso alla finalenella finale del Campionato Europeo per Nazioni fissata al 22 marzo 1997, contro la Francia, in casa loro, a Grenoble.
La Francia quel giorno non vuole sorprese e schiera una squadra monumentale, reduce dal trionfo nel 5 Nazioni.
Il capitano degli azzurri, Massimo Giovanelli, prima del match, incoraggia così gli altri ragazzi «Ricordatevi delle fatiche degli emigranti. La loro fatica a farsi rispettare. Voi rappresentate questa gente. Avete la responsabilità di questa maglia”
La partita comincia. I Francesi tengono il controllo dell’ovale e insistono nel replicare le fasi di gioco, sicuri di trovare un varco per i loro attacchi.
Gli italiani non mollano un centimetro e placcano tutto quello che si muove sull’erba.
Al quinto minuto i francesi escono da una mischia alla mano. Gli azzurri resistono e li costringono a ripartire, alla mano, dall’ennesima rack. Gli italiani placcano ancora e con forza. Al terzo tentativo strappano la palla al giocatore francese. Subito i tre quarti si schierano profondi verso il lato sinistro. Ma non c’è bisogno, basta un solo passaggio nelle mani di Ivan Francescato.
La meta di Ivan
La difesa francese lascia uno spazio. Una lieve finta sulla sinistra ed una accelerazione irresistibile: Ivan sbuca solo oltre la linea di difesa avversaria e guadagna metri di vantaggio.Accelera ancora, spinge sulle gambe e vola verso la linea di meta. (Clicca il collegamento per vedere l’azione)
Cinque minuti e l’Italia è in vantaggio. Ivan porta in vantaggio la sua squadra, mette i compagni davanti ai Francesi, ma si infortuna. Dovrà uscire, lasciando ai suoi compagni l’onore e l’onere dell’impresa.
Loro non molleranno, vincendo una battaglia leggendaria, realizzando altre tre mete di cui una, quella di Croci, al 56 minuto, è forse una delle più belle mete della storia del nostro rugby. ( A questo collegamento l’azione)
Quel giorno l’Italia batte, per 40 a 32, per la prima volta i Francesi e si laurea campione d’Europa, guadagnandosi il rispetto del mondo del rugby e rendendo concreto il sogno di entrare nel Sei Nazioni.
La prematura scomparsa
Meno di due anni dopo Ivan morirà improvvisamente per un grave malore, il 19 gennaio 1999.
Il ricordo di Ivan Francescato però è tuttora presente. A suo nome è stata istituita dalla Federazione Italiana Rugby l’Accademia dedicata ai rugbisti under 20.
Se vi capita di entrare nei campi da rugby della Ghirada, gli impianti dove giocano tutte le giovanili Benetton, noterete una quercia isolata, solida presenza in mezzo ai campi da rugby.
È la quercia dedicata alla memoria di Ivan Francescato e piantata allora dai suoi compagni.