Libro Misteri a Barcellona
Intervista Alessio Baù autore de Misteri a Barcellona.
Chi è Alessio Baù?
Se questa domanda fosse rivolta alle persone che mi conoscono, qualcuno risponderebbe che sono un avvocato. Qualcuno direbbe un marito e un buon figlio, altri un amico e una persona sempre disponibile. C’è chi direbbe un mediocre portiere di calcio. In realtà io sono tutte queste persone insieme. Ho molte sfaccettature, ognuna con pregi e difetti. Non parlerò dei miei difetti, non credo ci sia così tanto tempo a disposizione per elencarli tutti. Però mi sento di dire che il pregio che maggiormente mi contraddistingue è la capacità di saper trovare nella vita quotidiana molti motivi di serenità e felicità, anche piccoli accadimenti o episodi. Poi la mia fantasia letteraria ci mette del suo, elabora e traduce questi fatti in semplici frasi che annoto nel mio inseparabile quaderno. Devo dire che molte espressioni e parole usate nel mio romanzo provengono da questo quadernetto.
Dove nasce la voglia di scrivere?
Quella di scrivere, prima di essere una voglia, anzi, una e vera e propria passione sfrenata, è stata un’esigenza. Al primo tema in classe della quarta ginnasio ho rimediato un quattro e, su consiglio della mia insegnante, ho iniziato a leggere e scrivere brevi racconti. Erano storie semplici descrizioni di luoghi, ambienti e persone, scambi di battute tra personaggi inventati. L’obiettivo era quello di migliorare il mio italiano in vista dei successivi temi e invece nacque un innamoramento per la scrittura che tuttora non mi ha ancora abbandonato. Oggi la mia voglia di scrivere nasce ovunque, ogni qual volta io vedo qualcosa che mi suscita emozioni o stuzzica la mia fantasia. La forza è più forte di me, devo mettere per iscritto la descrizione di luoghi che vedo, persone che incontro, situazioni che vivo, emozioni che mi nascono dall’animo.
Continua…
Perché il romanzo Misteri a Barcellona?
L’idea di questo romanzo nasce da un racconto breve che ho scritto una decina d’anni fa. Presi spunto da un paio di fatti di cronaca appresi poco dopo dai telegiornali. Pensai che sviluppare la trama di questo racconto per farne un romanzo potesse dare buoni frutti. Era anche un modo per cimentarmi nel genere thriller, fino a quel momento mi era famigliare solo per le mie letture. In special modo prediligo le indagini del Commissario Maigret e, per menzionare autori più recenti, della detective Key Scarpetta. Ho scelto Barcellona per l’ambientazione del mio romanzo perché è una città che mi ha regalato molte emozioni quando l’ho visitata. La mia idea parte dall’omaggio verso questa bellissima città per ciò che mi ha lasciato nel cuore. Poi, avendola percorsa in lungo e in largo, avevo ben in mente le sue strade, i suoi vicoli, le sue piazze, molti dei suoi palazzi anche meno famosi. Ho molta memoria fotografica e questo mi ha sempre aiutato nelle descrizioni di luoghi e ambienti.
Ha degli autori come ispiratori delle sue parole?
Dall’adolescenza ad oggi ho letto quasi cinquecento libri, la maggior parte dei quali sono classici della letteratura francese, inglese, russa e italiana. Tutti, in modo diverso, hanno ispirato le mie parole perché tutti mi hanno insegnato a scrivere. Dai francesi Flaubert, Zola e Balzac ho imparato a descrivere i paesaggi cittadini e naturali, gli inglesi Wilde e Dickens mi hanno insegnato a descrivere con enfasi e accuratezza gli interni di case e uffici, Dostoevskij mi ha aiutato a esprimere su carta le riflessioni, i sentimenti e le emozioni, Pavese e Pirandello hanno caratterizzato i miei dialoghi e D’Annunzio mi ha insegnato a usare le figure retoriche, che adopero correttamente pur non sapendone il nome. Questi sono stati i miei ispiratori, ma ciò che scrivo oggi è frutto di una mia elaborazione personale; oggi uso uno stile mio, forse non perfetto, ma mio.
E l’intervista si conclude con…
Quale valore hanno per lei la famiglia e gli affetti?
Famiglia ed affetti hanno sempre avuto il primo posto nella mia vita. Un po’ lo si intuisce anche leggendo il mio romanzo; la famiglia del giovane protagonista è unita, i loro membri affrontano le avversità quotidiane aiutandosi l’un l’altro. Questa famiglia “letteraria” è quasi una proiezione su carta della mia famiglia, sia quella di origine sia quella composta da me e mia moglie. E’ uno scambio continuo, ogni membro dà tanto e riceve tanto e credo che sia questo a fare della famiglia un qualcosa di fondamentale per la vita di ognuno e di piacevolmente duraturo nel tempo. Spesso dico a me stesso che, se sono così come sono oggi, è anche merito della mia famiglia, dei miei genitori e di mio fratello prima e di mia moglie adesso.
Ci sono dei progetti nel suo cassetto?
Inizio con la prossima stagione calcistica come portiere che giunge al quarantaduesimo anno. Ad ogni modo l’età e gli acciacchi mi stanno remando contro. Quindi, credo che questo progetto si tramuterà in un sogno, di quelli che rimarranno per sempre dentro al cassetto. Ho invece progetti letterari, riprendendo, dopo una breve pausa, a scrivere racconti brevi e mi piacerebbe realizzarne tanti da creare la mia quarta raccolta. L’idea c’è già con un personaggio, protagonista di un romanzo giallo che per ora è in fase di revisione, da proporre in modo continuativo, come attore principale di una serie di romanzi. Ora questi pensieri vagano nebulosi nella mia mente ma che mi piacerebbe tanto tradurre in parole scritte. Un po’ come Maigret, Montalbano o Miss Marple, per fare un paragono sicuramente azzardato. Un personaggio, insomma, a cui i miei lettori possano un po’ affezionarsi.
Grazie per questa intervista ad Alessio Baù autore de Misteri a Barcellona.