“Tirime su” un dolce storico e unico
- Due parole su chi è Flavia Cosolo
Sono la figlia di Mario Cosolo, un bravissimo cuoco e poi chef, nato nel 1913 che fin dall’età di quattordici anni, visto il talento per la cucina e, soprattutto, per la pasticceria, viene mandato ad imparare il mestiere presso la rinomata Pasticceria “Pirona” di Trieste. La sua brillante vita nel campo culinario inizia giovanissimo imbarcandosi sulla nave reale “Savoia” come aiuto cuoco, Il “Savoia” era il panfilo del Re Vittorio Emanuele III e della Regina Elena e sulla nave succede che mio papà vince una gara preparando un dolce con i soli tre ingredienti messi sul tavolo dallo chef. Nasce così il dolce al cucchiaio di Mario Cosolo.
- Quando prende vita il “Tirime su – Coppa Vetturino”?
Siamo nel 1935, quando mio padre realizza con i soli tre ingredienti, il dolce che piace molto agli ospiti di bordo, diventando, poi, il dessert preparato per ogni grande occasione. Sbarcato, poi, dalla nave reale, porta il dolce nell’osteria di famiglia “Al Vetturino”, attività iniziata nella metà dell’Ottocento come spaccio di vini fino a ricevere il prestigioso riconoscimento di una Stella Michelin, nel 1959. Mio papà decide di chiamare il dolce proprio col nome dell’osteria. Il nome rimane fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale e poi cambia in “Tirime su” a seguito dello scambio scherzoso di un cliente triestino che rivolgendosi ad una cameriera, decantava le doti afrodisiache del dolce.
- Qual è il segreto del successo di Mario Cosolo?
Era una persona simpatica dalla battuta sempre pronta, generosa, affabile, un motivo per il quale le persone l’hanno sempre apprezzato. Appassionato del suo lavoro, lavorando sodo in un piccolo paesino come quello di Pieris, di allora circa mille persone, riesce a distinguersi per la qualità, fino a ricevere nel 1959 la Stella Michelin, consideri che la Guida nasce solo nel 1956. Mi piace ricordare una qualità di mio padre. Mio papà era amico di tanti albergatori delle province di Venezia, Udine, Gorizia e Trieste e questi venivano a mangiare “Al Vetturino”, perché già a quell’epoca mio papà, grazie alla sua esperienza di alcuni anni di navigazione al Lloyd Triestino verso il Medio Oriente, l’aver cucinato per il re e le alte cariche e non da ultimo la sua spiccata curiosità, fantasia e cultura culinaria, preparava piatti di cucine internazionali.
- Perché il “Tirime su – Coppa Vetturino” piace, e che cosa legge negli sguardi delle persone che sono presenti ai suoi eventi?
Mio papà diceva che il dolce alla fine del pasto deve essere leggero, dopo l’intero pasto. Nelle persone leggo dapprima il silenzio, quando dico che il cucchiaio va inserito in verticale, poi trovo solo tanta approvazione.
- Quale ruolo ha il Consorzio Culturale del Monfalconese?
Il Consorzio Culturale Monfalconese è l’ente che si occupa della conservazione della memoria storica della nostra comunità e attraverso l’Ecomuseo Territori ne sviluppa l’identità culturale. Sono stata contattata dal consorzio per ripercorrere e raccontare la storia del ristorante “Al Vetturino” attraverso il loro progetto “Cacciatori di memorie” e la caccia ha riportato alla luce nella comunità la ricetta storica del dolce. Poi, mi è sempre stato vicino. Quando nel luglio del 2017 è stato riconosciuto ufficialmente, avevo bisogno di essere accompagnata e sostenuta in questa progettualità e ho pensato che il Consorzio Culturale Monfalconese, con l’Ecomuseo, fosse l’ente che per la sua “mission”, potesse curare una storia così bella, ricca di avvenimenti, di date storiche per poter onorare e trasmettere, la memoria di mio padre e la sua scoperta. Tanti personaggi in vita hanno chiamato mio padre Mario “genio” per aver creato il “Tirime su” (in dialetto triestino) italianizzato in tutto il mondo in “Tiramisù”, dolce diverso da quello attuale, infatti gli ingredienti sono la panna, il marsala, il pan di spagna dal gusto retrò. Nel portare avanti la storia della famiglia e del dolce, ho deciso di farmi sostenere da persone competenti ed appassionate, quali sono quelle del Consorzio Culturale del Monfalconese. A loro ho affidato la ricetta e l’archivio dei documenti in modo da mantenere viva la storia della famiglia, la memoria di mio papà e trasmettere il valore “culturale” del dolce, all’intera Comunità delle Venezia Giulia. Così è arrivato, grazie al lavoro svolto dal Consorzio Culturale in sinergia con la Camera di Commercio di Trieste, il momento della commercializzazione del dolce, con l’organizzazione dei corsi per gli chef e per pasticceri.