Dalla plasticità neuronale il potere del cambiamento.
È l’essere umano che interagendo produce conoscenza.
Ci riconnettiamo! Così come fan le nostre sinapsi!
La volta scorsa ci siamo lasciati con la promessa di raccontarci qualcosa sulla plasticità neuronale ovverosia la capacità del cervello di modificarsi continuamente, fin da… prima di nascere.
Nel corso della nostra vita dobbiamo immaginarci che anche il nostro cervello si modifica così come noi ci modifichiamo nell’aspetto e questa capacità è detta plasticità. La quantità/qualità di modifiche in questo caso è proporzionale a come e a quanti stimoli di natura cognitiva vengono ad interessarci.
Se diamo per corretto questo assunto è pensabile, di contro, immaginare di plasmare il nostro futuro. La chiave per plasmarlo è una sorta di mix fra “se non lo usi lo perdi” e “se lo usi in maniera mirata ottieni maggior competenza cognitiva”.
La struttura del nostro cervello si modifica in risposta all’attività cerebrale. Il cervello ama l’attività: quella mentale ovviamente! Proprio come i muscoli divengono più forti quando ci impegnamo in una attività fisica, così sembra che le nostre connessioni sinaptiche divengano più numerose e meglio organizzate quanto più le usiamo.
È possibile ipotizzare che il modo di usarle possa essere adeguatamente strutturato in modo tale da influenzare la qualità delle prestazioni cognitive.
Ma come fare ad imparare di più? Impariamo meglio se prestiamo attenzione e quando abbiamo consapevolezza dell’importanza di ciò, dobbiamo sapere che possiamo auto-attivarla ad esempio auto-motivandoci.
La capacità di apprendere, inoltre, è molto influenzata dal nostro stato emotivo: tendiamo a ricordare eventi associati a situazioni particolarmente felici, tristi o dolorose. Anche in questo caso se si assume consapevolezza di ciò si comprende quanto, agendo sul controllo dell’emotività, si possa non farsene influenzare e migliorare l’atteggiamento con cui ci si predispone ad accogliere agli stimoli cognitivi.
La plasticità sinaptica ha un altro ruolo critico nel funzionamento cerebrale: può aiutare il cervello a riprendersi da un trauma. Non tutto è inevitabilmente perduto… in molti casi i neuroni persi non ricrescono, altri si adattano, a volte, ad assumere un ruolo funzionalmente simile a quello delle cellule perse, formando reti neuronali alternative. Si tratta di un processo di ri-apprendimento che mette in luce alcune capacità di recupero del cervello.
Ora è chiaro quale potere ha l’essere umano nell’assumere su sé la direzione della sua “intelligenza”?