Green Economy: in questi ultimi anni, sempre più spesso, ne abbiamo sentito parlare. Tutti la riteniamo genericamente una strategia economica virtuosa, rispettosa dell’ambiente e della natura, ma ci siamo mi chiesti esattamente cosa si intende con questa espressione?
Lo scopo di questo articolo è proprio di chiarire in dettaglio questo nuovo concetto di sviluppo industriale e nel corso dei prossimi mesi analizzeremo ognuna delle tecnologie che la compongono e per ognuna di esse cercheremo di evidenziare tutti gli aspetti positivi e negativi, i costi, le ricadute ambientali ed occupazionali e che cosa potranno rappresentare per il futuro della nostra società e del nostro pianeta.
In economia e ingegneria energetica con la definizione di economia sostenibile (green economy) si considera quella modalità di produzione che consente uno sviluppo armonioso che sappia tenere conto, in egual misura, dello sviluppo economico e sociale abbinati alla tutela ambientale.
Nel disegno a fianco questo equilibrio è chiaramente illustrato e, perché possa essere mantenuto, sono molte le variabili che necessitano di un attento controllo.
Green Economy- le componenti chiave
In particolare sono tre componenti chiave, una dal punto di vista della produzione (e quindi legata alla produzione industriale e di energia rinnovabile), un’altra legata alla sua utilizzazione ovvero all’efficienza e al risparmio energetico ed infine l’ultima chiave legata all’impatto ambientale in termini di inquinamento (minimo, controllato o nullo). Si tratta quindi di un approccio ampio che non riguarda solo la produzione energetica, ma anche il suo utilizzo oculato, inserendosi pertanto in un’ottica complessiva di sviluppo sostenibile e di economia verde.
Più in dettaglio, per poter definire uno sviluppo davvero sostenibile, occorre trovare la giusta correlazione fra i seguenti principali settori:
- Energia, sia essa rinnovabile o prodotta da fonti fossili tenendo conto di tutte le implicazioni ambientali collegate alla sua produzione durante tutta la filiera produttiva, dalla materia prima fino al singolo componente smaltito a fine vita operativa.
- Acqua sia per quanto riguarda la quantità consumata per uso igienico e alimentare, per uso irriguo e per uso industriale e sia per quanto riguarda la conservazione della sua purezza a livello planetario,
- Aria soprattutto per quanto concerne le immissioni di inquinanti in atmosfera, sia sotto forma di polveri e sia sotto forma di inquinanti chimici in grado di alterarne la composizione e di conseguenza l’equilibrio radiativo del pianeta, (i cosiddetti climalteranti quale ad esempio l’anidride carbonica CO2 ),
- Rifiuti che da elemento indiscriminato di degrado ambientale dovranno trasformarsi in una fonte di materie prime riciclate e di energia,
- Industria che dovrà rivoluzionare sistemi di produzione allo scopo di ridurre sempre più la produzione di inquinamento abbinandola ad un uso sempre minore di energia per unità di prodotto,
- Agricoltura, la fonte insostituibile di produzione di derrate alimentari dirette o indirette tramite alimentazione di animali di allevamento. Oggi il frequente eccesso di trattamenti chimici per aumentare la produttività, porta ad elevati tassi di inquinamento delle falde acquifere e certamente nel futuro l’agricoltura dovrà passare a metodi di protezione naturale abbandonando l’uso intensivo di anticrittogamici,
- Risparmio energetico, una fondamentale disciplina, che attraversa trasversalmente tutte le altre e che rappresenta una delle più importanti sfide per gli anni a venire. Rispetto a quelle precedentemente indicate è quella che sta trovando la più vasta applicazione già ai giorni nostri e ancora di più questo avverrà nel futuro prossimo.
La grande sfida
La grande sfida per i prossimi decenni sarà proprio quella di dare impulso a tutti gli aspetti indicati in precedenza e, probabilmente molte di quelle che ormai consideriamo abitudini consolidate dovranno essere riviste e rivoluzionate, per non chiedere troppo al pianeta Terra, che è un equilibrio delicatissimo e, per nessuna ragione, dovrà essere perturbato.
L’agricoltura dovrà incentivare lo sviluppo a km zero perché l’abitudine attuale di far circolare derrate alimentari deperibili in tutto il mondo porta con se un enorme spreco di energia e combustibili fossili.
Lo stesso dovrà avvenire per le produzioni industriali che oggi stanno percorrendo la strada della delocalizzazione alla ricerca di costi industriali sempre minori, anche se questo comporta costi ambientali molto pesanti e certamente questa tendenza dovrà essere rivista nei prossimi decenni.
Sarà una sfida difficile, contrastata, affascinante e dobbiamo sperare che le prossime generazioni sappiano trovare quell’armonia e quella comunione di intenti che fino ad oggi non abbiamo avuto la capacità di trovare, ma che diventerà nel futuro, un’esigenza ineludibile.