I FOSSILI DI MEZZOMONTE
Percorrendo il nostro territorio, se siamo pronti a conoscere ed imparare, si scoprono meraviglie che guardando superficialmente risultano nascoste; ma non sono nascoste perché basta guardare verso ogni orizzonte geografico loro sono presenti e ben visibili.
Il viaggio attraverso la storia geologica di Mezzomonte – frazione di Polcenigo (PN) – prosegue con la descrizione della terza tappa del percorso fossile e carbonifero. La pubblicazione del libro Lamont – Rivista di studi su Mezzomonte – dell’Associazione Culturale Chiei da Lamont continua con la sensazionale scoperta del percorso storico del sentiero.
Dal Giurassico al Cretacico
Dal Giurassico superiore fino al Cretacico medio accaddero una serie di mutamenti geologici ed ambientali, che portarono ad uno spostamento e a uno sviluppo di tutto il sistema di piattaforma carbonatica verso occidente che causarono la scomparsa del sistema di scogliera a coralli. Al suo posto nella zona di Mezzomonte si formò un ambiente lagunare con possibili episodi di emersione, come testimoniano i residui fossili della località Faierazzo.
I riferimenti riconoscibili sono semplicemente la situazione attuale di sviluppo del paese prendendo come riferimento della partenza il taglio stradale appena superato l’affioramento fossile della prima e seconda tappa.
Proseguendo il percorso verso Mezzomonte è possibile trovare gli ultimi resti fossili appartenenti alla zona di scogliera. Ai calcari biocostruiti a coralli seguono banchi dal profilo arrotondato ricchi di fossili chiamati Nereidi, nei quali è possibile trovare anche altri molluschi detti Rustide. Questi resti sono ben visibili in corrispondenza di una piccola rientranza dove è presente oggi un piccolo parcheggio auto e sono risalenti al Kimmeridgiano medio-superiore (155-152 Ma) identificando così una sequenza più recente e distinta dai sottostanti livelli di coralli, che presenta fossili di organismi che occupavano la zona di avanscogliera.
Lo studio di Pirona
Questa fauna è stata a lungo studiata, ben descritta ed illustrata dallo storico naturalista Pirona alla fine del 1800 ed è sulla sua classificazione che è stato basato il lavoro dell’Associazione Culturale Chiei da Lamont. Sul percorso della terza tappa si trovano varie forme di fossili. I Gasteropodi rappresentano la fauna prevalente e sono comparsi nel Cambriano inferiore (circa da 541 a 521 Ma), nel corso dell’evoluzione si sono sviluppati in numerose forme e grazie alle loro caratteristiche fisiche molto difensive sono riusciti a svilupparsi e diversificarsi in molteplici habitat. Sono molluschi che colonizzano ancora le acque e la terraferma con corpo distinto in capo, piede e sacco viscerale coperto dal mantello secernente la conchiglia. Le specie terrestri sono comunemente chiamate “lumache”.
La scoperta di fossili di Bivalvi
Insieme ai Gasteropodi sono stati trovati i Bivalvi, organismi apparsi nel Cambriano medio (circa 510 Ma) e durante l’evoluzione occuparono le nicchie ecologiche lasciate libere dall’estinzione dei Barchiopodi. Anche i Bivalvi riuscirono a svilupparsi in diverse forme grazie alle caratteristiche fisiche tanto che sono presenti anche ai giorni nostri come cozze e vongole.
L’incontro con il nostro amico Giovanni Mezzarobba, semplice e inaspettato, ci ha portato a scrivere di un paesaggio e una natura che da milioni di anni si continua a trasformare portando con se tanta storia e colore.