Una maestra fra le montagne
Angelina Lazzari Da Giau, maestra centenaria ricorda la scuola di Fais di Vittorio Veneto.
Passato e presente convivono nella lunga catena di ricordi che si legano ad una immensa nostalgia. La scuola elementare ha avuto un ruolo significativo, in quanto episodi e situazioni hanno determinato, anche le scelte future. La maestra dolce, severa e autorevole ha sempre rivestito un ruolo fondamentale nella crescita e nella formazione culturale. Ognuno ha i suoi intensi ricordi della propria scuola elementare: per molti si è trattato di un tempo esistenziale smisurato: l’ingresso in un mondo curioso e colorato, con regole nuove e personaggi indelebili. La maestra Angelina Lazzari Da Giau, classe 1914, iniziò la carriera di maestra nel 1938, a Fais di Vittorio Veneto, una piccola località a 700 m. sulle montagne del Col Visentin, dove insegnò per circa quattro anni. Ogni lunedì tornava a Fais con i suoi grossi scarponi chiodati, attraversando fitti boschi, sentieri tortuosi e precipizi. La maestra ormai centenaria, mi ha accolto nella sua casa ed in seguito ci siamo recati proprio a Fais, rievocando questo eroico e incancellabile passato.
Come ha iniziato l’insegnamento a Fais?
Ero molto giovane, avevo ventiquattro anni ed è stato il mio primo incarico nella scuola. Avevo i mie grossi scarponi, lo zaino e salivo su mulattiere che d’inverno con la pioggia e la neve si trasformavano in grossi ruscelli. Avevo le classi formate da 30-35 alunni, di cui 3 handicappati, Nella scuola avevo anche il mio piccolo appartamento con cucina e camere senza servizi. Mancava sempre l’acqua ed io invitavo i ragazzini a scendere a valle con “il bigol”. Ma quando ritornavano avevano le piaghe ed io dovevo provvedere anche alle medicazioni. L’acqua scarseggiava ed era un vero problema. A volte compravo dei fiaschi a 65 centesimi l’uno e con quello dovevo lavarmi, bere, farmi da mangiare e lavare le stoviglie.
Come era strutturato il giorno di scuola?
Iniziavo alle otto ma non avendo l’orologio a volte sbagliavo l’ora di inizio e di fine. Avevo imparato ad osservare dalla finestra i treni valle diretti a Calalzo, scrivendo l’orario con un gesso sul davanzale della finestra….ma se qualche treno veniva soppresso crollava tutto il mio “orologio”. Ero anche la maestra di religione; sostituivo il parroco e preparavo gli alunni per la prima comunione e la cresima. Nei mesi di maggio e ottobre recitavo il rosario per la comunità. Oltre a questo ero presente alla riunioni didattiche a Vittorio Veneto e ai corsi di crocerossina nei reparti degli ospedali.
Come svolgeva le lezioni ?
Pretendevo ma non troppo. Oltre alle lezioni offrivo alla popolazioni dei piccoli spettacoli teatrali. Ricordo che a mie spese ordinai, un teatrino di marionette dalla Rinascente di Milano e in una serata imitai anche le voci con un grande entusiasmo da parte del pubblico presente.
Come ha vissuto gli anni della guerra nella scuola di Fais?
Sono stati anni faticosi. Ricordo che imploravo gli alunni di conservare gelosamente ogni pezzetto di carta, anche il più piccolo…la carta scarseggiava davvero!! Un giorno ricordo che un bambino uscì dal bagno con la carta sporca e mi disse : “ Maestra devo tenere anche questa?”. Mancava anche il riscaldamento, purtroppo avevo legna verde che bruciando faceva più fumo che calore.
Che rapporto aveva con la popolazione di Fais?
Inizialmente erano un po’ sospettosi e diffidenti ma con il tempo mi integrai bene con loro. Non ci credevano che fossi una maestra.
Che cosa mangiava a Fais ?
Il mio pranzo era sempre formato da patate, castagne e se ero fortunata un bicchiere di latte. Bevevo l’acqua piovana contenuta in una cisterna dietro alla scuola che mi serviva anche per lavarmi e per gli alunni. Non c’erano negozi e le derrate alimentari me le portavo nello zaino assieme ai sussidi didattici e alla cancelleria. C’era un uomo che a volte mi portava il pane ma se pioveva arrivava tutto “inzuppato”.
Un ricordo particolare di Fais?
Alla sera mi trasformavo da maestra a corrispondente d’amore. Molte ragazze mi chiedevano di aiutarle a scrivere lettere d’amore, provvedendo anche in caso di risposta.
Alla luce della sua esperienza come giudica i giovani di oggi?
Ai miei tempi ci si divertiva con poco, era sufficiente anche un fiore per rendere la giornata più allegra. Nonostante la vita difficile del tempo eravamo felici. Oggi vedo giovani con “musi duri”, inquieti, insoddisfatti, come se avessero perso una fase importante della loro vita.
In seguito a Fais, la maestra Angelina insegnò a Sonego di Vittorio Veneto, San Fior ed infine concluse la sua carriera di maestra nella città di Busto Arsizio, con quarant’anni di lungo e onorato servizio. Racchiude un grande ed importante ricordo nella memoria collettiva, tanto che ancora oggi i suoi alunni la ricordano con affetto. Tra gli alunni rimasti spicca la testimonianza di Anna Segat, classe 1934, che recentemente ha incontrato proprio sulla porta della scuola di Fais, la sua ormai centenaria maestra. La signora Anna al suo arrivo non ha nascosto l’emozione stemperata subito da un caloroso e gioioso saluto.
Sig.ra Anna quale ricordo conserva della sua prima maestra ?
Ricordo con chiarezza la maestra Angelina, con lei ho fatto la prima elementare e ricordo nitidamente quando arrivava in paese portando sempre al collo un orologio con un fiocco azzurro e sulle spalle la gerla. Gli anni erano difficili a Fais, in quanto mancava tutto; la luce fu introdotta a Fais nel 1952. La scuola fu costruita nel 1921 e fu chiusa nel 1970.
Come ha vissuto gli anni a scuola?
È stato un bellissimo periodo della mia vita e la maestra Angelina è l’unica maestra che ancora oggi ricordo con affetto.
Dunque dopo circa settantacinque anni la maestra e l’allieva si sono ritrovate per raccontarsi un passato lontano e per narrarmi episodi della loro vita scolastica vissuta tra timori e divertimento. Fais resta e resterà nel cuore della maestra Angelina, come un ricordo nostalgico ed indimenticabile. Questa maestra eccezionale ha fatto parte dell’esercito silenzioso della scuola pubblica italiana, educando una generazione ai valori onesti e autentici. I molteplici aspetti della vita scolastica, sono tracce avvincenti di un passato comune da tutelare e conservare, osservatorio privilegiato per comprendere a fondo il tessuto sociale ed istituzionale di un territorio e uno avvio prezioso per guidare gli alunni della nuova generazione, alla conoscenza della storia locale. Studiare e valorizzare il bene scolastico significa riaffermare l’importanza della scuola come fattore di unione, di compimento e di maturazione civile e sociale.