EGIDIO LAZZARINI
Il farsi e il disfarsi della forma
Nel nostro viaggio tra gli artisti del nostro Paese oggi ci fermiamo di fronte alla pittura di un uomo introverso e timido che realizza emozioni reali e insieme ai suoi impeti vuole uscire dal vecchio operare. Pochi sono gli anni in cui si può studiare la sua pittura: stiamo parlando di Egidio Lazzarini.
Di Egidio Lazzarini ci ha colpito la sua fervente voglia di far uscire la pittura italiana del secondo dopoguerra dagli stalli emotivi del decennio Trenta quando il Novecento sente gli ultimi echi.
Siamo negli anni del secondo dopoguerra, dove il periodo artistico del Trenta ha lasciato vasti segni di una visione del periodo. Lazzarini nei suoi pochi anni di vita, nato nel 1917 e morto nel 1963, ci sono tutti gli impeti e le suggestioni che tanti autori si comprendono in molti anni di lavoro.
Egidio Lazzarini è una parte così importante e così forte di un itinerario poetico, che difficilmente si riesce a proiettare in un lavoro eseguito più a lungo. La vicenda umana di Lazzarini, non ha condizionato la sua ricerca poetica; persona timida e introversa, i pochi frammenti di vita sono stati raccolti nel suo destino, e ne hanno sofferto i sentimenti, la memoria e le relazioni affettive. Non ne ha sofferto la ricerca artistica che sembra aver saputo condensare in una stagione breve e intensa tutti gli impazienti fremiti che si specchiano nel secondo dopoguerra italiano.
La voglia di svecchiare
Lazzarini rappresenta quella voglia di svecchiare la pittura italiana dopo il ristagno del decennio Trenta, quando gli echi del Novecento si stavano spegnendo: le tensioni artistiche uscivano alla luce e la ricerca prodigava le menti e le sensazioni superate gli anni gravi di guerra. L’opera solida e reale di prepararsi a un neorealismo lo porta a superare l’insicurezza personale degli affetti.
È un pittore da cavalletto: l’arte sacra rappresenta un tema importante nella ricerca artistica del dopoguerra, per quanto svolta spesso in sordina da numerosi autori. In questo momento storico le ragioni di mercato e un rallentamento nella ricerca hanno determinato una disaffezione della critica d’arte nei confronti della produzione di argomento religioso. Lazzarini, anche nell’ambito sacro, continua la sua opera di svecchiamento insieme ai suoi fremiti, anticipazioni e suggestioni.
Egidio Lazzarini studia all’Accademia Carrara di Bergamo, ma trova in Venezia un viaggio ispiratore, ed è allievo di Contardo Barbieri e di Mario Sironi. Sempre timido e riservato ma fiducioso nella verità della pittura. Nelle sue opere rimangono a lungo i segni del Trenta che non è ignorato e si protrae al “neorealismo” in quell’élite artistica che fa capo a Morandi. La caratteristica personale del pittore si trova nella completa libertà espressiva mai caricata d’ideologia.
Egidio Lazzarini: le mostre
Si segnalano diverse collettive e varie mostre personali: espone per invito a due Quadriennali romane, alle Biennali veneziane del 1948 e del 1950, ai Premi Marzotto del 1954 e del 1955 e al Premio Milano del 1963. La sua pittura nel 1956 vince il Premio Dalmine e si afferma in vari concorsi nazionali di pittura. Lazzarini per alcuni anni è docente di decorazione.
Nei ritratti e più ancora nelle nature morte si tiene lontano da una diffusa visione naturalistica della realtà e avvolse le forme in atmosfere evocative, sfuocate e impalpabili. Artista d’indole riservata e schiva, animato da uno spirito introspettivo e vissuto quasi in isolamento, coltiva una pittura severa e spoglia, di gusto intimistico, raggiungendo talora intense espressioni informali.
La morte prematura nel 1963 a soli quarantasei anni lo cogli proprio nel suo momento più ricco e carico di un fervore creativo essenziale.
Mantenendo costantemente la sua ispirazione nel rimanere aderente al volto delle cose Lazzarini ha la piacevole emozione di vedere accettata un’opera alla XXIV Biennale di Venezia nel 1948.
Il linguaggio di Egidio Lazzarini rappresenta la modernizzazione di una corrente realista tra le due guerre senza adesione ai valori politici e ideologici del neorealismo che ha animato i primi anni del dopoguerra.
Il ricordo di un allievo di Egidio Lazzarini: “Quando c’erano le sue lezioni ero felice e pronto a imparare: conservo ancora la scatola di legno con gli strumenti tecnici di disegno”