Ciceruacchio Oste Patriota.
Chi era Ciceruacchio? Un protagonista e testimone della Storia. Ciceruacchio, a lui è intitolata la piazza municipale del comune di Porto Tolle (Rovigo). Il capoluogo comunale è Ca’ Tiepolo e qui si trova Piazza Ciceruacchio con relativo monumento inaugurato negli anni 50 dedicato all’oste patriota.
Storia di un carrettiere
Ma chi era Ciceruacchio e cosa lo lega al comune polesano?
Angelo Brunetti, questo il suo vero nome, era nato a Roma il 27 settembre 1800 da famiglia popolana (il padre era maniscalco). Non frequentò regolari corsi di studi, ma iniziò giovanissimo a lavorare come carrettiere e aprendo poi un’osteria. L’origine del soprannome è incerta. Per alcuni studiosi significa ‘cicciottello’, per altri ‘chiacchierone’, qualità che entrambe possedeva. Descritto come generoso e naturalmente simpatico, godette di grande prestigio nei rioni popolari.
Divenne un personaggio di primo piano sulla scena politica romana dopo l’elezione a papa, nel 1846, di Giovanni Maria Mastai Ferretti col nome di Pio IX. Fu il portavoce delle speranze suscitate dal nuovo papa, organizzando in suo favore avvenimenti e manifestazioni, anche fuori Roma. Si fece ricamare sulla giacca la scritta “Viva Pio IX” e fu più volte ricevuto in udienza dal papa. Il nome di Ciceruacchio si trova in tutte le cronache e le memorie del tempo.
L’entusiasmo durò poco e alle speranze seguì una progressiva disillusione. La svolta avvenne nel 1848, anno di grandi fermenti e di molte rivoluzioni, che la storia chiamò Primavera del popoli e il cui ricordo rimane in modi di dire come “fare un quarantotto”, e simili.
Guerra
A marzo, Ciceruacchio è testimone della storia: Carlo Alberto inizia la prima guerra d’indipendenza e Pio IX invia i suoi soldati a sostenere l’esercito piemontese contro l’Austria. Pochi giorni dopo cambia idea e ordina che le truppe si fermino a Bologna. E’ l’inizio di un cambiamento di rotta che prosegue con la nomina, a settembre, di Pellegrino Rossi a capo del governo pontificio. Osteggiato dai conservatori e, ancor più, dai democratici, Rossi viene ucciso a colpi di pugnale in un agguato davanti al palazzo del governo il 15 novembre 1848. L’esecutore materiale del delitto non venne individuato né allora né dopo, ma il principale sospettato rimane Luigi Brunetti, il figlio maggiore di Ciceruacchio.
All’omicidio seguì una fase confusa nella quale i democratici guidati da Brunetti chiesero la formazione di un governo più attento alle esigenze popolari. Pio IX, non sapendo come uscirne, si travestì da semplice prete e fuggì a Gaeta, nel regno delle Due Sicilie, da dove lanciò un appello alle potenze cattoliche perché gli fosse restituito il potere temporale cui aveva volontariamente rinunciato. A Roma, dove la popolazione era stata lasciata a se stessa, si costituì una Giunta provvisoria che indisse votazioni per eleggere un’Assemblea Nazionale, primo esempio di elezione a suffragio universale in uno stato italiano. Naturalmente il suffragio era solo maschile, per avere quello femminile bisognerà arrivare al 1946.
La Repubblica
La Storia fece il suo corso ed il primo atto dell’Assemblea, composta da 179 eletti, fu quello di proclamare la repubblica (5 febbraio 1849) mentre l’appello del papa era raccolto per primo da Luigi Napoleone Bonaparte, allora presidente della repubblica francese, che in aprile inviò un corpo di spedizione. Lo scontro finale con i volontari guidati da Garibaldi avvenne sul Gianicolo, colle di Roma che non rientra tra i sette classici, che provocò pesantissime perdite in entrambi gli schieramenti. Tra gli altri, fu ferito a morte, a 21 anni, Goffredo Mameli, autore del testo del nostro inno nazionale.
Il 1° luglio 1849 finiva la repubblica romana. Il giorno dopo Garibaldi usciva dalla città per raggiungere Venezia che, ribellatasi agli austriaci il 17 marzo 1848, ancora resisteva. A seguirlo, oltre alla moglie Anita, incinta di cinque mesi, c’erano anche Angelo Brunetti e i suoi due figli, Luigi e Lorenzo, di appena 13 anni. Per motivi di sicurezza i tre viaggiavano sotto falso nome, anzi sotto falso cognome. Nei documenti avevano infatti mantenuto i nomi di battesimo, ma modificato il cognome. Angelo e Lorenzo si chiamarono così Bellazzi, mentre Luigi aveva scelto per sé il cognome Bossi (ma sulla lapide del monumento eretto a Porto Tolle figura come Luigi Rossi).
Garibaldi
La storia continua e dopo un estenuante viaggio, in 250 giungono a Cesenatico il 1° agosto. Il giorno dopo riescono a impossessarsi di 13 imbarcazioni di pescatori chioggiotti e con quelle cercano di arrivare a Venezia via mare, ma vengono avvistati da alcune navi austriache che affondano o catturano otto barche. Le altre ritornano a terra dove i superstiti, preso atto dell’impossibilità di raggiungere Venezia, che si arrenderà il 22 agosto, si disperdono in piccoli gruppi. Garibaldi resta accanto alla moglie Anita che morirà il 4 agosto. I tre Brunetti con altri cinque compagni, tra cui il prete genovese Stefano Ramorino, girano per alcuni giorni nella zona del delta del Po, fino a quando, la notte del 10 agosto, vengono sorpresi in un’osteria di Ca’ Farsetti da un reparto dell’esercito austriaco formato da croati. La cattura, probabilmente favorita da una delazione, avviene nel territorio del comune di S. Nicolò, che nel 1876 assumerà l’attuale nome di Porto Tolle. Allineati sulla golena dell’argine destro del Po di Tolle verso la mezzanotte, i componenti del gruppo vengono tutti fucilati, compreso il figlio adolescente di Ciceruacchio, e dagli stessi soldati sepolti nel luogo dell’esecuzione.
Nel 1866, per deliberazione del Consiglio comunale di S. Nicolò, i resti dei patrioti sono composti in unica cassa e depositati nella chiesa di Cà Venier dove rimasero fino al 1879 quando, per desiderio espresso di Garibaldi, furono traslati nell’ossario del Gianicolo dedicato ai caduti nella difesa di Roma nel 1849, ossario ricostruito nel 1941.
Già nel 1871, dopo l’unione di Roma all’Italia (20 settembre 1870) la capitale aveva ricordato Angelo Brunetti con un busto sulla facciata della sua casa in via di Ripetta. Nel 1907, centenario della nascita di Garibaldi, fu inaugurato un monumento, finanziato con una sottoscrizione popolare, che ricostruisce il momento della fucilazione di Angelo e del figlio Lorenzo. Anche quest’opera è collocata al Gianicolo.
La Storia e la figura di Ciceruacchio è ricordata anche in diverse opere biografiche, televisive e cinematografiche. Tra queste, la più celebre è il film di Luigi Magni “In nome del popolo sovrano” (1990) in cui Angelo Brunetti è interpretato da Nino Manfredi.