Canova: non solo statue.
Nella pittura di Antonio Canova è presente la “grazia” della figura femminile, particolarmente evidente in quelle relative alla danza dove si studiano i gesti, i movimenti e le pose, creando una composizione leggera, raffinata e di estrema bellezza.
Antonio Canova: in queste poche righe voglio parlarvi di un suo lato artistico poco conosciuto. In fondo non dobbiamo fare molta strada se desideriamo vederlo dal vivo: basta andare nella sua Casa e nella Gipsoteca a Possagno (TV) dove sono conservate tempere su carta, dipinti oltre a sculture, calchi in gesso e bozzetti di terracotta.
Partiamo dalle tempere su carta, risalenti a fine Settecento: Ninfe con Amorini, Muse con filosofi e poeti, Danzatrici. La prima cosa che notiamo sono queste leggiadre fanciulle che emergono da un fondo completamente nero. Qui è presente la “grazia” della figura femminile particolarmente evidente in quelle relative alla danza dove si studiano i gesti, i movimenti e le pose creando una composizione leggera, raffinata e di estrema bellezza. La danza diventa armonia e la musica è l’estasi dei sensi, per questo l’artista coglie un determinato momento e una precisa emozione.
CANOVA – LE TEMPERE.
Sappiamo che, nel gennaio del 1780, Canova visitò Napoli e Pompei e queste tempere sono considerate dalla critica come testimonianza della sua ispirazione alle pitture pompeiane. Canova studia l’antico ma quello che ci vuole riproporre è uno studio dell’antico intriso di una coscienza nuova, la sua. Molte di queste tempere furono incise (non da lui stesso) e successivamente stampate. Stessa sorte ebbero anche molti dei suoi disegni su carta e quelli per i monumenti funebri. Su questi ultimi Canova intervenne di sua mano, come nel caso di una stampa del pittore ed incisore Francesco Chiarottini che raffigura il “Mausoleo di Clemente XIII” (Bassano, Museo Civico, collezione Remondini), attraverso ombreggiature ad acquerello. Questo è un segno che ci fa cogliere il modo di lavorare di questo artista, il suo voler ultimare l’opera proprio come faceva con le sculture dove ritoccava e levigava le sue statue.
Un altro aspetto è quello relativo ai monocromi realizzati con una tecnica mista cioè olio, tempera, carboncino e matita su un supporto come la tela grezza o preparata con lo stucco. E’ interessante notare la quadrettatura in alcune di queste tele, indicazione della volontà dell’artista di riportare le sue opere poi in scultura, e quindi già con un preciso calcolo delle proporzioni. Il primo gruppo si ricollega al tema delle Danzatrici, collocabili a fine Settecento; mentre un secondo gruppo tratta i monumenti funerari, databile al primo Ottocento.
La quasi totalità di questi monocromi furono studi per bassorilievi ed è possibile classificare la prima parte con “gentile e leggiadro” mentre la seconda è caratterizzata dalla figura della “donna dolente”.
Pensiamo adesso ai disegni, una grande testimonianza della sua arte. Per Canova il disegno fu una pratica fondamentale e lo possiamo suddividere in due categorie. Prima di tutto abbiamo gli studi dall’antico, le accademie di nudo virili e femminili e la rappresentazione artistica delle pieghe di un tessuto (il cosiddetto panneggio). Nella seconda categoria ritroviamo i suoi “pensieri”, vale a dire i disegni di invenzione prima tracciati in un taccuino e poi realizzati su un bozzetto in creta. Ovviamente l’artista dava sfogo alla sua irrequietezza e ai suoi stati d’animo. I disegni di accademia sono degli esercizi quotidiani mentre i taccuini racchiudono il vero spirito di Canova.
I DIPINTI AD OLIO.
Infine vi sono i dipinti a olio di tipo mitologico, i ritratti dal vero e di fantasia e quelli di soggetto allegorico e sacro. In “Cefalo e Procri” sono visibili i temi dell’amore e della morte. Qui vengono ripresi gli ultimi respiri della donna e il dolore del suo sposo che l’ha uccisa e ai piedi della figura morente vi è il cane Lelape. Si vede il contrasto tra la perfezione del corpo umano e il dolore a cui fa da scenografia una natura ombrosa.
Canova non è solo da “svarioni cimiteriali” come diceva lo storico e critico Roberto Longhi, Canova è molto di più: è un grande artista.