Il Piave è un fiume particolare: ha un letto amplissimo che, a volte e per certi tratti, sembra del tutto asciutto. Ma l’acqua c’è, scorre sotterranea, si insinua sotto ampie distese di sassi, invisibile ma dotata di una forza silente ed inarrestabile, capace di improvvisi e travolgenti risvegli.
Il fiume permea la parte profonda del territorio e, allo stesso modo, le radici di tutta la storia trevigiana, riuscendo a volte, come sappiamo, a diventarne protagonista.
E per raccontare questa storia non possiamo non pensare al Piave, alla sua forza vitale che irrora un mare di roccia.
La storia di Bepi Ros
Questa è la storia di Bepi Ros, nato a Santa Maria di Piave il 22 settembre del 1942.
Nasce e cresce in questo piccolo paesino trevigiano e, da ragazzino, mentre lavora già come apprendista in una carrozzeria, si innamora della boxe e comincia a tirare pugni in una piccola palestra della zona.
Sono gli anni sessanta e la boxe vive in Italia un periodo eroico, tra la fine del mito di Carnera e le imprese di Nino Benvenuti.
Bepi non ha un fisico scultoreo, non ha una classe cristallina, ma è coraggioso come nessuno e duro come i sassi del Piave. A colpirlo ti fai male le mani. Lui non molla mai, incassa ogni colpo e, ad ogni occasione, scarica sull’avversario serie continue di pugni pesantissimi, capaci di sfinire chiunque: per queste sue doti viene soprannominato La Roccia del Piave.
Si qualifica per le Olimpiadi di Tokyo, del 1964, e le sue doti di incassatore e di picchiatore gli consentono di farsi strada nel torneo. Conquisterà la medaglia di bronzo mentre l’oro viene vinto da Joe Frazer, futuro fenomenale rivale di Cassius Clay / Mohamed Alì.
Bepi Ros confermerà le sue caratteristiche anche negli anni da professionista, accumulando una serie di vittorie, non solo a livello nazionale ma anche in memorabili sfide in Spagna e Inghilterra, sino a sfiorare il titolo europeo.
Ma il suo rivale migliore rimane l’amico/nemico Dante Canè, un bolognese di oltre un metro e novanta e quasi cento chili, con il quale combatte per ben cinque volte con in palio il titolo italiano, vincendo due incontri e pareggiandone uno.
Bepi Ros – Dante Canè il primo mitico incontro
Tra questi, epico, il primo.
E’ il 15 maggio 1970 e siamo al Palasport di Bologna, gli spalti gremitissimi di gente.
Molti arrivano da Treviso e Conegliano, con corriere organizzate, rifornite di pane, soppressa e damigiane di vino rosso.
Ma la maggior parte degli spettatori è della zona di Bologna, lì per il loro idolo, Dante Canè, simpatico, popolare, gran fisico e buona tecnica. Il campione bello e vincente contro il tenace e coriaceo Bepi. I due si conoscono bene, sin da dilettanti, si stimano e saranno amici veri per tutta la vita.
Inizia l’incontro.
Canè parte forte e cerca di far valere la propria maggiore potenza, Bepi Ros è costretto a subire il maggior allungo e la potenza dell’avversario.
Patisce Bepi, è preso a cazzotti, incassa, ma non arretra, anzi, cerca la corta distanza e, quando può, lascia partire una serie di ganci e montanti, che vanno a bersaglio e fanno male.
Canè colpisce forte, ma per lui è come colpire una roccia, sembra che Bepi Ros non senta i colpi, quando lo pigli è come picchiare un sasso, ti fanno male le mani.
Il combattimento continua senza cali di ritmo, ma lentamente le posizioni dei due si invertono: Canè perde fiato e potenza, le distanze si accorciano e le serie di colpi portate da Bepi Ros diventano sempre più incisive.
Dante Canè soffre sempre più e, in aggiunta, reagire contro Bepi Ros sembra quasi inutile. Ogni volta che Dante lo colpisce pare non ottenere alcun effetto, Bepi abbozza e ricomincia ad avanzare, accorcia e colpisce sistematicamente.
Canè ansima, fatica, appare sempre più sfinito, Bepi Ros invece sembra inesauribile. Il destino dell’incontro appare segnato. All’undicesima ripresa l’offensiva di Bepi Ros ottiene l’esito sperato. Dopo una ulteriore serie di colpi a breve distanza, Canè va al tappeto.
Il trionfo
E’ il trionfo di Bepi Ros, che, con pieno merito, diventa campione d’Italia.
E’ questa la prima di una serie di spettacolari sfide tra i due.
E’ uno sport d’altri tempi, popolare, di cui cronache e racconti ci sono pervenuti come parte di un mondo ormai perduto. Sono episodi di un grande romanzo epico, piccole vicende che corrono dentro la grande storia, proprio come l’acqua del Piave, che fluisce sommersa tra mille rocce.
Bepi Ros lo potete trovare e parlarci, sta seduto al suo bar, a Susegana.