The Pride: il destino e l’amore con Luca Zingaretti e Alex Cendron.
Il destino, l’amore, la fedeltà e il perdono.
The Pride è un testo enigmatico costruito magnificamente e ha come sfondo la città di Londra: due storie si svolgono in periodi di tempo lontani tra loro, il 1958 e il 2015.
The Pride esplora temi come il destino, l’amore, la fedeltà e il perdono. Pone la grande questione della nostra identità e delle scelte che determinano il nostro io più profondo.
Perché nella vita, tutti prima o poi, ci troviamo ad affrontare lo stesso dilemma: scoprire chi siamo veramente, cosa veramente vogliamo dalla vita e rispondere all’interrogativo se saremo capaci di raggiungerlo. Se saremo capaci di guardarci allo specchio ed essere almeno contenti di quello che vediamo. Philip, Oliver e Sylvia stanno lottando tutti per quella che sperano, sarà una vita più facile.
The pride: personaggi e interpreti in ordine di apparizione:
Oliver – Maurizio Lombardi
Philip – Luca Zingaretti
Sylvia – Valeria Milillo
L’uomo, Peter, il dottore – Alex Cendron
Le opere esposte sono dell’artista – Vladimir Pajevic
Regia – Luca Zingaretti
Sito Ufficiale dello spettacolo: http://thepride.show/
Intervista ad Alex Cendron
- Com’è stato l’incontro con Luca Zingaretti?
Beh direi fortunato, e in realtà anche abbastanza inaspettato: quando mi hanno chiesto di fare il provino sono rimasto lusingato e stupito. Non conoscevo Luca di persona, e tanto meno teatralmente parlando, ma ero certo che sarebbe stato un incontro davvero significativo per la mia vita. Aggiungici che il testo mi è piaciuto moltissimo; il minimo che potevo fare era scendere a Roma con il primo treno utile da Udine – ero li ad insegnare in quei giorni – e fare uno dei provini più brutti della mia vita. Davvero sono stato fortunato che Luca abbia saputo essere lungimirante e vedere il mio talento oltre la pessima performance che ho fatto quel giorno.
- Ti piacciono i ruoli che hai in The Pride?
Mi piace infinitamente il testo, lo trovo potente, intelligente e commovente. Io nel testo faccio tre ruoli, tre bei ruoli che hanno una funzione importante nello spettacolo, anche se non sono definibili protagonisti. Credimi che però il clima e il senso di squadra che il testo e Luca hanno saputo creare, rendono la mia presenza felicissima. Anche il gradimento del pubblico è spessissimo massicciamente indirizzato al “bravi” più che al “bravo”, alla squadra più che al singolo. In più aggiungici che i tre ruoli diversi mi permettono di divertirmi e mostrarmi nella trasformazione che sono un bel divertimento e una bella vetrina per un attore come me che ama affrontare ruoli diversi e a volte lontani da se.
- Quali sensazioni provi durante lo spettacolo e come senti il pubblico?
Le sensazioni sono per me sempre molto positive ed energizzanti. Vi svelo un piccolo segreto, Luca prima del levarsi del sipario fa sempre un “rito” che chiamiamo il “cerchio magico” in cui commenta, carica e a volte ammonisce la squadra prima della “battaglia” col pubblico. È un momento davvero particolare e significativo, talvolta buffo, talvolta emozionante. Ci spinge a vivere lo spettacolo come un corpo unico che “surfa” sull’onda dell’attenzione e dell’emozione del pubblico.
- Cosa ti lasciano i personaggi che rappresenti in teatro?
Mi lasciano tante cose, mi permettono di vivere vite che non vivrei forse mai, mi spingono a ricercare e capire gli altri, come se per un secondo fosse possibile avvicinarsi a uno sconosciuto, per strada, abbracciarlo e appoggiando l’orecchio al petto, ascoltarne il battito cardiaco, capirne le paure, gli obiettivi e i sogni. Da un lato fa scoprire cose che non si conoscono, dall’altro spero possa allenare un atteggiamento di apertura all’altro e di tensione a capirlo.
- Vita teatrale e vita reale: quali sono le differenze?
Molte e nessuna: la mia vita reale, come quella di un qualsiasi attore, è bellissima e difficilissima contemporaneamente, a volte epica e romantica, a volte greve e triste. Il cognitivismo ci ha fatto capire quanto noi interagiamo con la visione che abbiamo “della realtà” e non con “la realtà”. Quella che porti sul palco è una possibile lettura di una possibile realtà, è una sorta di distillato: un adagio spesso citato e udito dietro le quinte è una sorta di equazione: il teatro sta alla vita reale, come il vino sta all’uva. Anche se sono astemio, credo sia una bella metafora.
Tutte le foto di questo articolo sono state realizzate da Daniele Romano.