Alberto e Gabriella Gentili: la musica nel sangue.
Padre e figlia uniti dallo stesso fato: la passione per la musica e per la ricerca.
Tra gli appassionati studiosi e musicologi della storia della musica un posto distinto spetta anche ad Alberto e Gabriella Gentili, due figure di grande rilevanza musicale, appartenenti alla cultura musicale veneta ed italiana; due rilevanti concertisti di fama internazionale. Alberto Gentili nasce a Vittorio Veneto (TV) nel 1873 e dopo un primo tirocinio formativo umanistico a Venezia, al Collegio M. Foscarini,[1] rivolgerà il suo cardinale interesse allo studio della composizione, prima a Padova con Cesare Pollini (1858-1912) e successivamente a Bologna con Giuseppe Martucci (1856-1909). Sotto la guida di questi illustri maestri conseguirà il Diploma di Composizione e parallelamente la Laurea in Legge, con il massimo dei voti e inizierà con rapida ascesa la carriera concertistica: prima al teatro alla Scala di Milano e in seguito a Monaco di Baviera, dove perfezionerà il suo studio con il grande maestro Joseph Rheinberger (1839-1901), compositore prolifico e docente al Conservatorio di Monaco; l’incontro sarà determinante per scoprire in modo compiuto un nuovo e vasto patrimonio sinfonico – teatrale e per stringere numerose amicizie con celebri maestri, tra cui Richard Strauss (1864-1949). La sua permanenza in Germania segnerà una svolta nitida nella sua parabola artistica consolidata da esecuzioni pubbliche, dirigendo anche una sua composizione dal titolo Natale in un atto, e l’ affermazione nel concorso per secondo direttore, bandito dal Teatro Imperiale di Wiesbaden. Questo iniziale intenso successo verrà interrotto dalla morte del padre, che porterà Gentili al rientro in Italia e l’immediata sospensione della carriera musicale.
Il ritmografo
Con il ritorno in Italia la sua naturale curiosità e vivacità intellettuale sarà decisiva ad operare come addetto alla sezione brevetti della ditta Forlanini di Roma, particolarmente conosciuta nel campo dei motori. La sua fervida genialità sarà vitale per la creazione del ritmografo, un apparecchio concepito per registrare elettricamente l’ampiezza e la durata dei movimenti di un direttore d’orchestra con la possibilità di svolgere anche una funzione di riproduzione visiva. L’invenzione verrà ampiamente apprezzata da grandi maestri come Ferruccio Busoni (1866-1924) e Francesco Paolo Tosti (1846-1916) e faciliterà un secondo brevetto con l’aggiunta del tasto celere e l’acquisto da parte di una compagnia americana.
Pubblicazioni, docenza e ricerca
Dopo l’esperienza del ritmografo Gentili si trasferirà a Londra, riprendendo l’attività compositiva e la pubblicazione di numerose composizioni tra cui: Pianto antico, Serenatella ed Epitalamio per violino e pianoforte, Danza jeratica per grande orchestra, Concerto per violoncello in mi minore e altre composizioni di grande perizia e maturità compositiva che riveleranno una cauta conservazione della tradizione classica e romantica, ricca di nostalgie e vaghe tinte appassionate, appartenenti al repertorio ottocentesco dei grandi maestri. Un altro nobile aspetto della sua attività si potrà intravedere nella fortunata pubblicazione del trattato Nuova Teorica dell’Armonia, che otterrà uno splendido successo in Europa e in America a tal punto che Heinke Piattelli, preparerà una traduzione in giapponese, prendendo in considerazione quella inglese. Uno tra i più significativi apprezzamenti arriverà anche dal grande direttore d’orchestra Arturo Toscanini (1867-1957) che definirà Gentili come dei più apprezzabili storici della musica. Nel 1927 verrà tributato a Gentili un riconoscimento ufficiale, costituito da un premio annuale decretato dal Ministero dell’economia nazionale, per la migliore opera di scienza e di cultura. Una parte considerevole e attiva della sua vita sarà anche l’insegnamento di Storia della musica presso l’Università di Torino, cattedra istituita per la prima volta in una Facoltà di Lettere e Filosofia. Durante il periodo didattico affiancherà l’interesse anche alla ricerca e al recupero di antichi manoscritti e preziosi brani di Stradella, di Traetta, di Gasparini e di Vivaldi. In questo contesto di ricerca si occuperà personalmente dell’opera Forza d’amor paterno di Alessandro Stradella, di cui si aveva notizia, ma il cui testo musicale era stato considerato irrimediabilmente perduto. Alberto Gentili morirà a Torino nel 1954 dopo aver assistito alla prima esecuzione moderna dell’opera di Stradella, Forza d’amor paterno, radiotrasmessa dalla RAI nella sua notevole elaborazione.
Gabriella Gentili Verona
La figura di musicista di Alberto Gentili si lega particolarmente alla figlia Gabriella che nascerà a Torino nel 1913 e che diventerà una apprezzata musicologa, didatta e clavicembalista. In famiglia aveva ereditato questa passione anche dalla madre Isabella Tedeschi, pianista e cantante. Gabriella studierà anche con la M° Erminia Foltran Carpenè (1876-1972), allieva di Ferruccio Busoni e concluderà la sua formazione con il Diploma di Pianoforte ma la carriera musicale, pur desiderata, per una giovane di buona famiglia sarà incomprensibile e nel 1937 si sposerà con Rino Verona, figlio del ricco uomo d’affari Cesare Verona, rappresentante della Remington in Italia. Le leggi razziali porteranno gravi squilibri familiari e dopo lo scoppio della guerra inizierà per Gabriella e per la figlia Adriana il periodo tremendo delle persecuzioni e delle delazioni. Le conseguenze saranno funeste: la figlia Adriana morirà per la tubercolosi e poco dopo anche il marito Rino. Gabriella deciderà di ritornare alla vita attraverso la musica, con slancio e decisione, iniziando un approfondito studio del clavicembalo[2] a Parigi con Aimée van de Wiele (1907-1991) allieva della grande Wanda Landowska (1879-1959), iniziando così a riscoprire il repertorio della musica antica. Con minuzioso interesse rivolgerà il suo interesse al contesto legato alla prassi esecutiva e alla notazione, acquistando le prime edizioni anastatiche e facendo riferimento alla fonti storiche. Il decollo della sua carriera concertistica si intensificherà negli anni Settanta in Europa e in America e culminerà in importanti esecuzioni testimoniate oggi da pregevoli incisioni radiofoniche e discografiche, ricostruite in cd dal nipote Massimo Gentili – Tedeschi.[3] La sua avvincente e nitida personalità verrà estesa anche nell’ambito didattico come docente alla Civica Scuola di Musica di Milano e poi al Conservatorio N. Paganini di Genova. La sua scuola avrà profondi influssi sui numerosi e fedeli discepoli e il suo insegnamento si indirizzerà principalmente al cuore dell’interpretazione. Notevole ed indispensabile sarà la pubblicazione, nella traduzione italiana, del primo volume del trattato di Carl Philipp Emanuel Bach Saggio di metodo per la tastiera, recentemente ristampato dall’editore Curci di Milano.[4] Gabriella Gentili si spegnerà a Milano, il 6 maggio 1996. Ascoltando le sue incisioni, e leggendo le sue osservazioni, si potrà comprendere ciò che abbiamo perduto, mentre future generazioni avranno la possibilità di scoprire la personalità di una grande e raffinata artista.
Tra i parenti rimasti in terra veneta spicca la testimonianza della prof.ssa Giuseppina Levi, già docente di Scienze Matematiche nelle Scuole Secondarie di 1° grado della provincia di Treviso:[5]
Quale ricordo conserva di Gabriella Gentili ?
Era una mia lontana parente e ricordo distintamente quando mi raccontava la sua brillante carriera concertistica e di insegnante al Conservatorio di Genova. Era dolcissima e aveva un grande passione per la musica. Oltre a questo ricordo quando mi parlava delle sue lezioni con la grande maestra Erminia Foltran Carpenè di Conegliano e il suo legame con il padre Alberto, nato a Vittorio Veneto, un eccellente compositore e musicologo.
Le parlava del periodo della guerra e dell’isolamento ?
Si spesso in alcune lettere mi aveva esposto il tremendo periodo che aveva passato durante la guerra, nascondendosi e vivendo sempre con il terrore. Non aveva avuto una carriera facile e sua figlia Adriana morì giovanissima di tubercolosi e poco dopo anche il marito. Si ritrovò sola a quarant’anni e dovette riprendere tutto dal principio, ma fortunatamente aveva la musica!
Ha avuto l’occasione di ascoltare Gabriella Gentili al clavicembalo?
Non ho avuto l’occasione di sentirla al clavicembalo dal vivo ma i suoi parenti mi hanno inviato un suo cd in cui ho potuto apprezzare il suo tocco raffinato e le sue scelte interpretative.
Negli ultimi anni avete continuato la vostra corrispondenza epistolare?
Si anche negli ultimi anni Novanta abbiamo mantenuto una fitta corrispondenza epistolare e mi scriveva delle lunghe lettere in cui mi raccontava le sue lezioni al Conservatorio, i suoi allievi, la sua attività di conferenziera e di musicologa. Conservo nel mio armadio un suo vestito da concerto che mi aveva regalato in uno dei nostri incontri. Ho un bellissimo e caro ricordo di lei e spero che la sua arte continui a trasmettere emozioni e che il suo nome venga annoverato tra le grandi interpreti dell’arte clavicembalistica.
[1] Trai suoi insegnanti figura anche Pompeo Gherardo Molmenti (1852-1928), scrittore, storico e politico italiano.
[2] Per un giro d’orizzonte sulla tecnica e sull’ornamentazione clavicembalistica si veda l’interessante testo: Howard Schott, Suonare il clavicembalo, Muzzio, Padova, 1982.
[3] Una parte della ricostruzione della vita dei musicisti e il materiale fotografico proviene dall’archivio del nipote Massimo Gentili-Tedeschi e dal sito: http://www.musica.san.beniculturali.it, ultima consultazione, 22/01/2015.
[4] Sull’argomento si veda anche: Paul Badura Skoda, Interpretare Bach su strumenti a tastiera, Gioiosa, Foggia, 1998.
[5] L’intervista è stata rilasciata dalla prof.ssa Levi il 22 agosto 2011 a Vittorio Veneto.