Gaspare Da Jaga
Fermare le cose all’improvviso
Graspare Da Jaga è un’artista molto particolare che fonda la sua arte percorrendo una via autodidatta, ma che successivamente si espone a correnti artistiche estere che plasmano la sua personalità. E’ dapprima pittore e poi scultore della corrente delle “sculture-oggetti”. In Francia tocca l’Impressionismo insieme ai colori e alla scuola dei maggiori rappresentanti e avvolge le tradizioni della sua terra.
Le “sculture-oggetti” Da Jaga rievocano la fantastica natura delle “saghe”, figure esili e incappucciate come guizzanti gnomi oppure sontuose offerte di frutti delle scene storiche mitologiche dal passato.
Tutto è reale ma deriva dalla tecnica artistica delle colate plastiche fatte di fronte al suo studio: impronte, strumenti contadini, oggetti sepolti dal magma plastico.
L’ispirazione Da Jaga parte dal primo segno che l’uomo ha lasciato sulla Terra, l’impronte della mano, apparendo in negativo sulle pareti delle antiche caverne.
Da Jaga porta il segno alla creatività ricavando le sue opere da una primordiale necessità di comunicazione dell’esistenza. Gli oggetti contadini, ma non solo, sono quel segnale indelebile dell’attività dell’uomo nella sua terra d’origine umile e contadina che Da Jaga non ha mai abbandonato.
Questo è solo un piccolo assaggio dell’opera artistica Da Jaga divulgata nel tempo dalle pubblicazioni in tutto il mondo.
Biografia
Gaspare Da Jaga nasce a Orzinuovi (BS) nel 1941 undicesimo di tredici figli della famiglia dei Giovannini. Autodidatta, inizia a dipingere all’età di dodici anni, affascinato dalla scuola degli impressionisti francesi insieme ai colori.
La passione per le arti plastiche durante l’adolescenza gli fa intraprendere numerosi viaggi all’estero, ma resta la Francia il luogo di massima ispirazione artistica.
Frequenta i corsi liberi di disegno presso l’Accademia di Brera di Milano e dal 1964 frequenta la scuola d’arte del maestro soncinese Enea Ferrari (1908 – 1972) presso il castello sforzesco di Soncino (CR).
Numerose sono le mostre dedicate alle sue opere tenutesi in Europa e in Brasile dove è invitato dall’illustre giornalista e critico d’arte Prof. Pietro Maria Bardi (1900 – 1999) in qualità di Direttore del Museo d’Arte di San Paolo. Muore nel 1997.