Grado, l’Isola d’oro dalle fattezze veneziane, è impreziosita da un dedalo di isolotti che formano la sua suggestiva laguna, da conoscere anche in occasione di eventi enogastronomici. Tutti da scoprire, poi, i paradisi naturali tutelati da due riserve naturali.
Paragonare l’andare a Grado all’andare a Venezia è forse pretendere un po’ troppo, ma Grado ha davvero un fascino veneziano.
Prima di tutto, così come si va a Venezia percorrendo il “Ponte della Libertà”, per arrivare a Grado si segue una sottile linea di terra che la luce abbagliante del sole estivo confonde con il verde del mare e poi, una volta arrivati, si trova un piccolo gioiello.
Grado è un’isola al centro della sua Laguna e fa da perno, con la strada che la collega alla terraferma, fra la laguna orientale e quella occidentale in una realtà paesaggistica, un ecosistema tutelato di oltre 12 mila ettari di estensione formato da un insieme di isole, un intrigo di canali e valli.
In questo luogo senza tempo, regno d’acqua, di silenzio e di vento “tira” la Bora, fresca ed asciutta da Nord-Est e spira caldo ed umido lo Scirocco da Sud-Est. Già all’epoca dei Romani i marinai hanno imparato presto a convivere con i venti governando le imbarcazioni nei due sensi di navigazione utilizzando il loro alterno spirare e anticipando, in questo, la Serenissima. Anticamente la storia di Grado si fonde con quella di Acquileia di cui era scalo ma già dal periodo delle invasioni barbariche diventa più un rifugio, protetto sia dalle mura che dalla laguna. Il nucleo originario di Grado a forma di “castrum” è tutt’oggi, in parte, riconoscibile mentre ben poco si conserva delle porte d’accesso e delle fortificazioni del V^ secolo. Il resto della storia, quella dei Patriarchi, di Venezia, degli Asburgo, della Mitteleuropa ha mantenuto importante quest’isola di confine.
Grado – il Perdòn de Barbana
Una pittoresca festa, il Perdòn de Barbana, si celebra ogni prima domenica di luglio per sciogliere un antico voto fatto dai cittadini 800 anni fa. In quell’occasione una colorata processione di barche addobbate con fiori, ghirlande e bandiere parte da Grado ed arriva al Santuario mariano dell’isola di Barbana e i fedeli intonano canti e recitano preghiere. La gente di queste terre faceva vita da pescatore e usava come rifugio i tipici casoni di canne che popolano ancora la laguna.
La cucina di mare, perciò, elabora tradizioni antichissime ed è rappresentata dal piatto tipico più famoso: il boreto a la graisàna ed è così conosciuto che il suo nome viene dato anche alla regata velica che si tiene ogni giugno: La “Graisàna”!
Specialità culinarie di Grado
In tutti i luoghi di ristoro dell’isola, numerosi e tutti da scoprire, fra le calli ed i campielli del centro storico, si fa a gara a chi fa il miglior boreto (brodetto) rigorosamente di pesce… non vi venga in mente sia di carne! Questa saporita zuppa di pesce appunto, che a seconda delle preferenze del cuoco e della disponibilità di pesce fresco, può essere preparata con una sola qualità di pesce oppure più qualità, è abbinata a polenta bianca ed al fresco vino friulano. La ricetta del boreto a la graisana risale certamente a prima della scoperta dell’ America dato che la sua preparazione avviene, a differenza dei brodetti che si preparano in altri paesi d’Italia, senza il pomodoro: il pesce rimane così l’unico ingrediente veramente importante, e porta a tavola, assieme alle fatiche dei piccoli pescatori, le tradizioni di una terra che si sono mantenute intatte nel tempo.